Italiano - Italy
English - United Kingdom
 
 
Studio Faggioni - Yacht Design
La Spina

La Spina nel cuore

Ref. Object :  
Title: La Spina nel cuore
Magazine: Yacht Digest
Issue: 151
Year: 2009
Attachment (pdf/doc): LaSpinaYDigest-20121121-155042.pdf
More Info: Link  »» 

Un accurato progetto di Restauro

Il progetto di restauro di La Spina ? stato firmato dallo Studio Faggioni Yacht Design. A Stefano Faggioni ? stato subito chiaro che si trattava di un restauro particolarmente delicato, perch? bisognava non solo provvedere al risanamento della barca (dalla struttura all'armo velico fino agli interni), ma anche di restituire al prestigioso scafo la sua anima smarrita. La ricerca storica e la ricostruzione delle vicende dell'imbarcazione hanno infatti mostrato come il primo originario assetto dello yacht realizzato secondo la formula dei 12 metri S. I. (cos? come voluto da Franco Spinola e da Vincenzo Vittorio Baglietto nel 1928) fosse stato ben presto modificato. Considerando l'eccezionale importanza del progetto originario, ? stato dunque naturale optare per un restauro che liberasse lo yacht dalle modifiche che si sono stratificate nel corso dei suoi quasi 80 anni di vita, per riportarlo all'armo originario.
primo originario assetto dello yacht realizzato secondo la formula dei 12 metri S. I. (cos? come voluto da Franco Spinola e da Vincenzo Vittorio Baglietto nel 1928) fosse stato ben presto modificato.
Considerando l'eccezionale importanza del progetto originario, ? stato dunque naturale optare per un restauro che liberasse lo yacht dalle modifiche che si sono stratificate nel corso dei suoi quasi 80 anni di vita, per riportarlo all'armo originario. La necessit? di dotare lo yacht della pi? moderna tecnologia ha richiesto l'adeguamento degli spazi e degli ambienti. Ecco perch? Stefano Faggioni ha realizzato numerosi disegni di progetto che comprendono tutti gli aspetti della barca: il piano di coperta ha lo studio dettagliato di tutte le manovre; i piani generali si sviluppano intorno ai pannelli e ai mobili, rimasti tutti originali; infine il disegno del piano velico ha definito il ripristino dell'armo originale a 12 metri Stazza Internazionale. Accurati sono anche i disegni esecutivi dell'alberatura e della relativa ferramenta.
Il progetto di restauro ? stato realizzato con una tale meticolosit? da dover fare ricorso al disegno, con lo scopo di agevolare l'esecuzione di una miriade di particolari mancanti. Infatti, i golfari di coperta, le plafoniere, le applique, le maniglie del frigo, gli interruttori non sono oggetti di produzione industriale ma pezzi unici, costruiti rispecchiando il concetto di lusso degli Anni 30. Persino il disegno delle divise di bordo ? stato realizzato sulla base di una ricerca dello stile dell'epoca. Per finire, anche i locali tecnici sono stati considerati parte integrante dell'arredo, come per esempio la cucina, che ha i ripiani dei mobili in zinco, magistralmente realizzati seguendo antiche tecniche.
La progettazione non si ? fermata sulla carta, ma ? proseguita in cantiere, nel laboratorio Aprea Peninsula Navis, diretto dal maestro d'ascia Nino Aprea di Sorrento, erede dello storico cantiere noto per i famosi gozzi. Le maestranze del laboratorio, tutte altamente specializzate, hanno realizzato pazientemente e con grande professionalit? ogni dettaglio: dalla chiglia alla testa d'albero. Anche laddove il lavoro svolto ? ora invisibile perch? nascosto, ogni parte ? stata accuratamente rifinita. Le tecniche adottate sono quelle tradizionali, praticamente le stesse utilizzate dai Cantieri Baglietto di Varazze nel 1928. La chiodagione delle tavole del fasciame alla struttura, per esempio, ? stata effettuata con pi? di 8000 perni di rame ribattuti dall'interno; anche gli incastri a coda di rondine rimangono nascosti all'interno degli angoli di osteriggi e lucernai, e nessun occhio potr? mai cogliere e apprezzare tanto lavoro.
La filosofia di progetto ovviamente ha richiesto anche l'utilizzo di materiali tradizionali: sono assenti resine epossidiche o pitture e stucchi bicomponente, che tendono a plastificare l'aspetto delle superfici, rendendolo troppo perfetto. Naturali movimenti del fasciame nello scafo, dunque, devono essere letti come valore aggiunto, non come imperfezione o fatiscenza. Nella realizzazione dei lucernai e degli osteriggi, inoltre, ? stato chiesto espressamente alle maestranze di non finire i pezzi con attrezzi meccanici, ma di lavorare le ultime fasi con strumenti manuali, come la pialla, che ? un oggetto oggi quasi completamente scomparso dalle falegnamerie.
La stessa filosofia ? stata adottata anche negli interni, dove persino i cavi elettrici non sono stati mimetizzati con il bianco del sottocoperta, ma passano all'interno di tubi di rame che quasi ne esaltano l'inevitabile presenza. Lo stesso vale per la struttura, che si espone fiera tra l'elegante boiserie in mogano e acero.
L'arredo, ancora tutto originale, ? stato restaurato come un mobile di pregio con una finitura a gommalacca; la cuscineria del salone ? morbida e invitante, ben lontana dalla pi? tradizionale pelle bottonata, ed esalta l'eleganza degli interni, quasi a evidenziare la doppia natura di questa barca: purosangue da corsa fuori e dimora di lusso all'interno.

Annunziata Berrino



      ««  Back to Press Review List